Viaggio di andata: venerdì 29 giugno

Ero fuori per lavoro prima del WDW. Ero molto fuori, tanto fuori che ho dovuto prendere due aerei per un totale di 14 ore di volo; tutto questo pur di non perdermi il WDW. Che sta per World Ducati Weekend ovviamente. Ed è una manifestazione a cui ho partecipato nel 1998 (la prima edizione in assoluto), poi nel 2000, ho saltato il 2002 (avevo una Honda CBR ai tempi) e poi di nuovo sono stato lì nel 2004. Aspetta, fammi pensare; nel 2004 avevo già la Multistrada; e mò siamo nel 2007; qualcosa mi dice che è ora di cambiare moto.

Comunque, il viaggio di andata è stato un bell’andare; avevo accumulato in quei giorni passati lontani dall’Italia una voglia tremenda di rimettermi in moto e perdermi nelle strade dell’Appennino. Venerdì mattina mi sveglio con calma per smaltire il fuso orario ed essere in forma per il viaggio; un minimo di preparativi alla moto (adesso è tagliandata e gommata per benino; ha quarantamila km e passa la poveretta, controlliamogli la pressione delle gomme, ripuliamo la catena bella nuova da 520 che gli ho fatto montare; un piccolo bagaglio sul sellino del passeggero ed oplà, pronta al viaggio !), colazione con cappuccio e cornetto al bar dell’angolo, e via in autostrada fino a Modena.

Dunque, quanta strada c’è tra Milano e Misano Adriatico? Trecento chilometri? Boh, qualcosa di simile immagino. Però che noia mortale farsela via autostrada… adesso vi dico io come fare per passare una bellissima giornata in moto. Però dovete essere un po’ fanatici eh; un po’ fissati per l’arte della piega insomma.

Dunque questo il mio consiglio: autostrada fino a Modena (per velocizzare un po’ il tragitto eh, altrimenti se avete un compressore temporale potete pure scendere da Parma e fare la Cisa): poi scendo giù per la ss12, la famosa strada dell’Abetone. Se avete fortuna, riuscirete pure a incrociare una Ferrari cammuffata che torna alla base dopo quella che immagini essere una pazza scorribanda per far tuonare il 12 cilindri sulle strade dell’Appennino modenese. Io non sono arrivato fin su all’Abetone perché ci ero già stato e non mi aveva entusiasmato; sapevo che il bello iniziava dopo… quindi arrivato a Pievepelago ho deviato verso Ovest in direzione opposta a quella logica, e mi sono fatto il bellissimo passo delle Radici.

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Qui sei già sulla ss324, una strada che bisogna tenersi cara perché mi accompagnerà per un bel pezzo fino alle porte della Toscana. Dopo le Radici torno indietro, mi tengo sempre sulla ss324 e arrivo fino a Sestola; qui mi fermo per uno spuntino, e per vedere anche il viavai di biciclettone da freeride che stanno invadendo la zona per il Funky Day (il prossimo anno lo invado io !). Poi si continua fino a passare Lizzano Belvedere e infine Porretta Terme. Attenzione all’asfalto rosso; quando inizia, inizia anche il divertimento!

Il fondo è un po’ sconnesso ma spesso le curve sono a vista e divertentissime; probabilmente la Multistrada è la moto più adatta qui visto che le sospensioni a lunga escursione assorbono tutto.

Adesso da Porretta Terme bisogna sbarcare sulla ss64 (la Porrettana), proseguire verso sud per pochi km e poi stare attenti alla deviazione che dice lago di Suviana (o qualcosa di simile); qui si passa accanto a due bacini artificiali che rilassano l’occhio (e il polso, che tra poco dovrà affrontare tre dei passi più famosi d’Italia). Si passa in prossimità di Roncobilaccio sotto i viadotti dell’autostrada; e tu sei felice di stare in mezzo alla campagna, lontano dai tir puzzolenti, dalle audi coi fari blu che ti lampeggiano boriose; nient’affatto invidioso delle autostrade (ma contento che esistano, così il mondo viaggia lì sopra, e tu hai le tue care statali tutte per te).

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Da qui bisogna seguire le indicazioni per la SS65 – passo della Futa. E qui inizia il divertimento, perché hai in sequenza (e a distanza ravvicinata) Futa, Raticosa e Giogo. E io ho fatto prima Futa, poi su a Nord verso il passo della Raticosa, e poi di nuovo a sud verso Giogo di Scarperia; ma in realtà si possono concatenare come si vuole. Ma io non ho esagerato qui, dopo il Giogo ho tirato dritto giù e mi sono diretto a Dicomano, perché è vero che Futa-Raticosa-Giogo sono una tripletta mitica, ma io preferisco il Muraglione; che strada meravigliosa la SS67 del Muraglione, lunga e impegnativa, sia in un senso che nell’altro; da Dicomano fino a Portico di Romagna è un capolavoro per imparare l’arte della piega. Adesso bisogna fare l’ultimo sforzo e girare a destra quando si arriva a Rocca S.Casciano e prendere la strada che porta al Colle di Centoforche; attenzione che c’è (ormai da parecchi anni !) un tratto non asfaltato che si nasconde bastardo dietro una curva a destra; a parte questo, la strada è decente, anche se ovviamente non raggiunge le vette sublimi del Muraglione.

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Si passa Santa Sofia, si svalica sul colle del Carnaio e si arriva sulla superstrada E45. Poco a sud c’è la tentazione del Mandrioli, ma ormai sono le otto o le nove di sera, devo affrettarmi. L’ultima parte, per arrivare fino a Montescudo dove ho appuntamento con gli altri del Club Ducati Milano, e un po’ un’improvvisata che passa per Novafeltria, San Leo, San Marino e infine alla ricerca di indicazioni che mi portano a Montescudo.

Ci arrivo infine, bello stanco e affamato; sono le undici di sera, sono partito alle undici di mattina, e i km che segna la moto sono 760 (circa). L’accoglienza è fantastica, anche se non conoscevo molta gente; mi preparano un posto per cenare, e sbafo di tutto, alternando lasagne alla carne alla brace. Il cervello mi si era chiuso già da tempo, adesso mi si chiudono anche gli occhi.

Intermezzo (freneticamente su e giù per il wdw): sabato 30 giugno

Orbene mi sveglio sabato mattina con in mente trecento cose da fare; innanzitutto la gara del Desmochallenge a cui partecipano i compari del Multiforum (Moris, Frank & Zanibo), poi la prova della Hypermotard, poi incontrarmi con gli amici di Bari, poi il turno in pista. La giornata si preannuncia bella calda e io infatti sono lì in tuta intera che mi squaglio già dalle otto del mattino. Arrivo giù a Misano in tempo per intrufolarmi nella corsia box e salutare Maurizio che sta esponendo il cartellone segnatempi a Frank; la gara è già iniziata, allora dopo un po’ di ciondolamenti vado a mettermi in coda per la prova della Hypermotard.

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Qui la prima delusione; anziché far provare le moto sul circuitino kart/supermoto che sta alle spalle della pista vera e propria, ti fanno fare un giro dietro degli apripista nei dintorni del circuito… E qui già penso tra me e me “ma che cagata pazzesca ! le strade qui attorno fanno schifo, e poi non credo proprio che sia più sicuro far guidare la gente in mezzo al traffico piuttosto che su un circuito chiuso!”. E infatti avevo ragione; il giro era cortissimo (un conto è guidare 20 minuti in pista, un’altro fare un giretto su strade normali); ho visto volare un ragazzo ad una rotonda che si è un po’ grattuggiato tutto; e quindi penso che questa decisione sia davvero stata ua cagata pazzesca. Bastava mettere tutti sul pistino di prova, l’obbligo di tuta e guanti e nessuno si sarebbe fatto niente -– e tutti si sarebbero divertiti molto di più.

Comunque, mi prenoto il giro sull’Hypermotard per le due di pomeriggio (unico slot libero in concomitanza con la partenza della MotoGP… ma chissenefrega di vedere altri che corrono quando hai la possibilità di provare la Hypermotard?); nel frattempo per ingannare l’attesa mi prenoto una prova della GT1000 mentre Piero si prova la sua seconda Hypermotard, una S. La GT1000 alle andature da bradipo a cui siamo andati è una schifezza enorme; comoda, anzi comodissima, ma appena si smanacciava col gas lo sterzo iniziava a remare. Ovvio, ho sbagliato tipo di guida, ma scendo un po’ disgustato da questa motona da vecchio (e c’era qualcuno che definiva la Multistrada una moto da vecchio…). Unica cosa positiva: vedere le tante Hypermotard accanto a me che sembravano puledri impazziti; ovviamente dai una moto del genere in mano a smanettoni romagnoli intutati e ti puoi immaginare il repertorio -– ruote fumanti in ingresso di curva, derapatine, scatti di impennate, parevano tutti tornati dei ragazzini !

Alla fine tocca a me; parte la Motogp, Rossi o Stoner o chi per loro scattano in prima posizione -– ed io sono già col casco in testa, impaziente di avviare la ‘mia’ Hyper. Sensazioni da fermo: già positive, la moto è piccolissima e cortissima, sei seduto praticamente a cavalcioni della ruota anteriore, il cruscotto è minimale, la bellezza e la pulizia del ponte di comando non inquinato dalle solite antennone che reggono gli specchietti mi fa quasi commuovere. Accendo il motore e già mi accorgo che borbotta rabbioso, più del mio mille; finalmente si parte, accanto a me c’è Piero (di nuovo….) che ha in mano una Hyper S; speriamo nell’apripista e nella sua voglia di giocare. Alla fine più di tanto non va il tipo, ma cmq ci permette di sgranchirci un po’ le gambe; appena si parte la moto scatta in avanti come una saetta; sarà i pochi cv in più rispetto al motore della mia Multistrada, sarà sopratutto merito dei kg in meno, comunque l’effetto è quello di avere tra le mani un oggettino dal vigore incredibile, che ti dà confidenza subito grazie al fatto di avere la ruota davanti ben sotto controllo -– e quindi quella dietro può fare qualsiasi cosa che tanto a te non ti tocca per niente!

Il giro resta troppo corto ma la sensazione che mi rimane in gola è quella di una gioia senza senso, pura emozione motociclistica indipendente da altri fattori (comodità ? razionalità ? economicità ?) … quando una moto ti conquista a prescindere da qualsasi considerazione razionale, allora vuol dire che davvero è un gran moto, quando vuoi andare dal primo concessionario che ti capita e comprartela senza pensare ad altro, allora significa che davvero ti ha conquistato.

Mi pare doveroso rendere omaggio alla Ducati a questo punto, che davvero riesce a conquistare i cuori degli appassionati; ma sopratutto onore al bicilindrico due valvole, che mi conquistò ai tempi del Monster 900, mi fece ritornare la voglia di andare in moto quando lo provai sul Multistrada, e adesso, a distanza di tanti anni, nella sua nuova evoluzione di 1100cc continua ad essere il motore migliore che io possa desiderare su una moto da strada.

Altro punto notevole della giornata: i giri in minimoto, quasi (quasi…) più divertenti della Hypermotard; ci siamo spaccati dalle risate io, Piero e Pippo; grazie anche alla presenza dell’ostacolo semovente Catia che ha messo un po’ di pepe nei nostri giri, grazie al pubblico che si distruggeva dalle risate mentre noi rimbalzavamo sulle balle di paglia, ci sportellavamo, ci infilavamo le staccate assassine nelle ruote degli altri, raschiavamo le saponette a terra e ci divertivamo come bambini idioti; che spasso !

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Il turno in pista è stato un po’ una delusione per me, perché contavo di poter trovare finalmente la moto in buona forma in previsione del prossimo Speedweek; e invece la moto continua ad essere molto poco rigorosa sul veloce, molto sbandierante, molto morbida. Certo, meglio dell’anno scorso (si nota l’ammortizzatore molto più frenato), ma nelle frenate più decise c’è ad esempio un fastidioso effetto di rimbalzo con cui devo convivere. E guardavo con un po’ di invidia un ragazzo su un 749 che oltre a guidare benissimo aveva dalla sua anche una moto che la si vedeva accompagnarlo per bene nelle curve prese a palla; mentre io invece dovevo quasi chiedere per favore alla mia Multi di non farmi volare via ad ogni curva presa più allegramente. Ormai comunque la decisione sullo Speedweek è presa, così come il mio programma di allenamento: questo di Misano è stato l’unico turno di pista prima del weekend di gare -– mi consolo pensando che l’anno scorso partecipai allo Speedweek con la moto messa ancor peggio e senza manco aver fatto una giornata in pista.

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Mi consolo andando a trovare i ragazzi del Multiforum Racing Team: ho conosciuto Zanibo, Moris, Frank e Maurizio l’anno scorso allo Speedweek, e sono davvero delle persone fantastiche, con cui mi sono ritrovato subito benissimo; non vedo l’ora che arrivi subito lo Speedweek non foss’altro se non per passare di nuovo un po’ di tempo assieme (e fregargli un po’ di istinto da pilota !).

Alla sera ottima grigliata (di carne anziché di pesce come 3 anni fa; però 3 anni fa c’erano Minoli e Domenicali a servire dietro ai banconi) e bellissimi fuochi d’artificio. E mentre ci sono i fuochi in cielo, la banda dei romagnoli sudamericani che sambeggia, i francesi che brindano con le italiane,gli inglesi che ballano, sento alle spalle una voce che sopraffatta da quest’atmosfera così giocosa, godereccia, allegra, dice — quasi scocciata: “aho ma l’anno prossimo me compro pure io ‘na Ducati, ‘affanculo….”.

Viaggio di ritorno: domenica 1 luglio – lunedì 2 luglio

E quindi arrivo all’ultimo giorno, che racchiudo nel viaggio di rientro. Decidiamo di fare un pezzo di strada assieme a Piero e Pippo; ci facciamo tutta la ss258 fino a San Sepolcro, passando per il famoso passo di Viamaggio. Troviamo molte moto di rientro, e poi in prossimità del passo io e Piero alziamo il passo per inseguire una Bimota Delirio che viene guidata benissimo; uno spettacolo vedere Piero che tampina strettissimo la Bimota, lui in due, con borsa da serbatoio, su una vecchia Supersport 750 ! La Bimota vola facile su queste strade, e la guida è sempre sicura e con margine, per cui gli stiamo dietro dandoci il cambio ad inseguirlo. Arrivati al bar del Passo ci fermiamo e gli facciamo i complimenti -– e scopriamo che mr. Gandalf è un local collaudatore–concessionario Bimota, e sta testando alcune parti speciali su questa fantastica Delirio R. Facciamo due chiacchiere, ci consiglia di aspettare prima di prendere la Hypermotard per vedere se il nuovo 1100 sarà affidabile quanto il 1000 -– e a me dice che il vero successore della Multistrada è proprio la sua Delirio… sarà, ma si tratta pur sempre di 6-7mila euro in più rispetto ad una Hyper.

Dopo aver lasciato i baresi io mi infogno nell’Appennino e scopro un’altra bellissima strada, quella che porta al passo della Consuma (ss70 da Poppi a Pontassieve). Arrivo in zona Firenze verso le otto e allora mi viene una pazza idea: vado a trovare Giulia che sta in villeggiatura a Tirrenia. Sulla carta sembra rapida… e qui davvero la faccio breve, perché a ripercorrere la strada fino a Tirrenia (che ci arrivo poi alle dieci di sera), e poi prendere l’autostrada verso Genova e poi Milano, diventa troppo lungo, quasi quanto il mio viaggio reale che mi fa arrivare a casa alle quattro del mattino dopo innumerevoli soste per evitare colpi di sonno. I km fatti in questo viaggio di ritorno preferisco non contarli.

Qui sotto c’è un minivideo di noi sulle minimoto; non si gode niente dell’atmosfera che c’era, ma fa lo stesso: