Day 1 (venerdì 1 giugno)

Partiamo da Milano venerdì 1 maggio; doveva essere il solito appuntamento annuale con gli amici di Bari in qualche punto dell’Appennino ma alla fine eravamo rimasti solo io, Daniele (che aveva preso un volo da Londra apposta apposta per questo giro) e Vittorio. E dopo la buca che ci hanno dato Piero, Beppe & Giacomo, io e Daniele per non essere da meno diamo buca a Vittorio. Il motivo però era semplice; per trovarci a metà strada tra Milano e la repubblica Ceca dovevamo incontrarci in Austria, e purtroppo le previsioni del tempo danno pioggia continua al di là delle Alpi.

Dunque partiamo venerdì mattina con tutta calma, come meta abbiamo qualche posto da trovare in Provenza; lì le previsioni danno bel tempo per tutto il fine settimana. Ci dirigiamo verso Genova, perché ad attraversare il confine dalle parti del Monginevro, passando per Briancon, rischiamo di beccare acqua. Peccato, perché quella zona me l’ero gustata da spettatore, quando l’anno scorso ci sono stato col corso di alpinismo; e mi ricordo quanta gola mi faceva il suono delle moto che passavano giù mentre ero lì attaccato sul verticale.

Riusciamo a perderci di vista già sulla tangenziale ovest di Milano; dopo che ci ricongiungiamo Daniele dice esattamente quello che penso anch’io: oh ma si vede che non andiamo in moto da un sacco eh !… Il viaggio prosegue con ritmi blandissimi sul primo tratto di autostrada: yawn, aurgh, che noia mortale ! Arriviamo finalmente sulla costa e decidiamo di lasciare l’autostrada per farci la statale costiera, passando per Varazze, Spotorno, Finale; immagino che sia affollata ma non fa niente, preferisco i panorami e il mare al piattume dell’autostrada. Veniamo in qualche modo ripagati da qualche scorcio di paesaggio meritevole e qualche idea di curvetta. Daniele si sente impacciato, troppi mesi dietro il volante della sua tamarrissima Clio Cup (io sono contento perché così su queste prime curve posso fare lo sborone e lasciarlo dietro ! occasione da prendere al volo quando si è in viaggio con Daredevil Dan).

Dopo una breve sosta a Finale ci rimettiamo in autostrada per accelerare i tempi; lasciamo Ventimiglia e l’Italia, all’altezza di Menton decidiamo di fare una puntatina verso le montagne e ci dirigiamo verso Sospel (e qui mi viene in mente la Sospel VTT, gara di mountain bike – freeride; in effetti il posto sembra promettere bene sia agli occhi di un motostradista che a quelli di un mtbiker). Dopo qualche accenno di curvosità il tempo peggiora e decidiamo di ritornare sulla costa.

Qui tra Nizza e Cannes veniamo bersagliati da una scarica di grandine (e meno male che avevamo deciso per il completo in goretex anziché la tuta in pelle), e dobbiamo fare pure continui zigzag tra questi imbranati di automobilisti; meno male che i francesi sono parecchio accorti alle moto e si spostano subito per farti passare.

Arrivati a Grasse iniziamo finalmente ad entrare nel nostro elemento; ci spariamo tutta la Route Napoleon, la D6085 che ci porterà fino a Castellane; e mentre attacchiamo la route rimaniamo davvero a bocca aperta e pieni di riconoscenza per chi ha disegnato questa strada; curvoni infiniti e mai bastardi, asfalto da pista, zero traffico, luce del tramonto alle nostre spalle che ci illumina radente l’asfalto. Davvero, forse non l’ho fatto capire bene, ma voglio spendere una parola di più su queste curve; in pratica immaginatevi dei curvoni che durano tanto, cioè ci stai su con la moto in piega per decine di secondi; e l’asfalto è tanto buono, e le linee così pulite che sai non chiuderanno mai, e quindi ti senti libero di piegare sempre di più, e anche se entri troppo forte c’hai spazio per rallentare sempre rimanendo sulla tua corsia, e se entri troppo piano puoi aprire il gas e riprendere una velocità onorevole; e nel frattempo pieghi e pieghi, e hai tempo di riflettere mentre pieghi e di pensare “ma perché è così bello fare le curve con la moto?”.

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Arriviamo a Castellane che siamo sfatti, ed è già tutto buio; becchiamo il primo albergo che troviamo e siamo felici e contenti fino a quando decidiamo di andare a letto. Infatti, noi alle dieci e mezza siamo cotti e pronti per una sana dormita, e stiamo a tessere le lodi del tranquillo paesino sperduto nella campagna francese, quando ci accorgiamo di una marea di gente che esce da chissà dove e va a popolare una specie di luna park allestito sulla piazza principale, proprio di fronte -– indovinate un po’ -– alla nostra camera. Il bordello pauroso tira avanti fino alle due di notte; noi tiriamo avanti a dormire fino alle otto del giorno dopo.

Day 2 (sabato 2 giugno)

La giornata inizia male; la mia moto ha preso freddo durante la notte e non ne vuole sapere di partire; la spingiamo, la malediciamo, la smontiamo, fino a che, allo scontato ultimo tentativo, lei si mette in moto. Meno male, proseguiamo adesso che dobbiamo fare un po’ di roba seria.

Qui dovrebbe iniziare un resoconto dettagliato delle strade fatte, ma preferisco rimandarvi alla cartina che ho preparato.

itinerari - Francia Meridionale

Ne approfitto solo per qualche considerazione su alcuni punti notevoli: innanzitutto le famose gorge du Verdon non mi hanno per niente conquistato. Le strade sono abbastanza ignobili per essere affrontate allegramente, e speravo di vedere gente arrampicare ma non ho visto nessuno; credevo di potermi ricredere sul posto, ma resto della mia idea, e cioè che non proverei nessuna emozione nel parcheggiare sopra l’attacco della via, calarsi in corda doppia, e poi fare la scalata; insomma più roba da FF che da VA. E a me piace leggere Alpinist, mica Pareti. Fine parentesi extramotociclistica.

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Passo invece ad un capolavoro di strada: il giro che passa attraverso il massiccio dell’Esterel (D6007, da Frejus a La Napoule), e chiuso dalla splendida strada costiera (ben più affollata, ma che viste incredibili !) da Cap Roux a Cap du Dramont per ritornare infine a St Raphael e poi Frejus. La strada dell’Esterel attacca in una maniera plateale; si fa qualche chilometro per uscire da Frejus, poi ad un certo punto si vede la strada che curva secca in una specie di gola -– e da lì inizia una sequenza infinita di curve, curvette, sempre su asfalto ottimo e in mezzo a questo panorama fatto di rosso e azzurro intenso e profumo di macchia mediterranea.

Arrivati sulla strada costiera finalmente becchiamo qualche moto che tira allegramente, e ci accodiamo ad una strana coppia; una BMW R1150S, in due, che tira le curve come un dannato; e un suo amico su CBR 1000 che guida aggressivo ma pulito… salvo poi accorgerci che in realtà l’amico è un’amica, e manco tanto giovane ! Che donna ! Che guida ! Che forza ! Sicuramente lesbica, aggiunge Daniele.

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Un po’ di pioggia sul finire della serata ci rinfresca e ci prepara per l’ultimo giorno.

Day 3 (domenica 3 giugno)

Il ritorno a casa è fatto da una riedizione del passaggio attraverso l’Esterel (con anche un pizzico di pepe dato da un supermotard che mi piomba alle spalle mentre vengo rallentato da un’auto, e poi rinuncia al mio invito a passare davanti, costringendomi quindi a tirare il collo alla mia Multi per evitare l’umiliazione), poi una veloce corsa fino a Ventimiglia, dove arriviamo alle due di pomeriggio in tempo per prendere un tavolo in una pizzeria qualsiasi e goderci la gara del Mugello. Alla fine, dopo una corsa abbastanza insipida e noiosa, siamo forse dispiaciuti di esserci fermati a guardare degli altri andare in moto anziché andarci noi stessi (lezione da tenere a mente !).

Ci rifacciamo allora buttandoci subito verso l’interno all’altezza di Imperia, prendendo una strada che pare promettere bene: la sp28 in direzione colle di Nava. Durante il primo tratto troviamo qualche altro motociclista, quindi proseguiamo fiduciosi nella strada; e in effetti dopo un po’ la strada inizia ad innervosirsi, e poi ad incazzarsi per bene: asfalto un po’ sconnesso, corsie strette e zero spazio per errori, curve ciechissime -– mammamia come si vede che siamo in Italia ! Altro che quelle belle e pacifiche curve che c’erano in Francia!

Comunque un divertimento pure qui sopra; non c’è nessuno che ci resta dietro (anche qui…) poi proseguiamo un po’ a zonzo facendoci portare dagli scarichi di altre moto. Ad esempio mi piacerebbe attaccarmi a questo gruppetto di VFR guidato da intutati, che sono piantati tipo paracarro in curva e poi si sparano le marce sui rettilinei. Non fa per noi la missilata sul rettilineo, quindi li perdiamo di vista e vabbene così.

Andiamo così, godendoci le ultime curve, fino ad Aqui Terme, dove ci fermiamo per un caffè e scopriamo dove erano tutte le moto che ci saremmo aspettati di trovare sulle strade di montagna in questo bel pomeriggio di inizio estate. Erano tutte al bar ovviamente ! E i loro proprietari (un insulto alla categoria chiamarli “piloti”), con tute in pelle pulitissime, caschi luccicanti, avevano bisogno di vestirsi così per andare al bar ? E cosa ci fanno al bar poi… se uno è appassionato di moto, gli piace andare in moto, non stare al bar ! Che polemica sterile. Ognuno fa quello che vuole. Meglio forse così, da non avere troppi ostacoli semoventi in mezzo alla strada.

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