Date Tags moto

In aggiunta a quanto scritto qualche tempo fa, scrivo qualche altra nota dopo aver fatto con la mia Guzzi quasi settemila chilometri, di cui quattromila con l’upgrade “Trofeo” fatto montare a maggio 2019 dai fratelli Guareschi.

L’upgrade “Trofeo” consiste essenzialmente nella sostituzione completa delle sospensioni di serie con unità Ohlins/Andreani davanti e dietro, pedane arretrate, e poche altre cosette per far respirare meglio il motore. In pratica, i lavori che fanno i Guareschi alla moto che prendono parte al trofeo V7 Fast Endurance.

Se mi divertivo con la V7 base, così come esce dalla linea di produzione, salire su questa versione aggiornata è stato un qualcosa di incredibile per le emozioni che mi ha dato; la moto è cambiata, ovviamente, e stavo per dire “in modo radicale” ma non sarebbe corretto; diciamo che il motore grazie alle piccolissime modifiche fatte dai Guareschi è stata la cosa che immediatamente mi ha sorpreso e catturato, perché adesso mostra una risposta al gas molto più pronta e sonora, tanto che i primi chilometri li ho passati a spalancare il gas con una risata ebete dentro il casco ogni volta che facevo BROOOOP. La posizione di guida poi è perfetta per una guida sportiva, con i piedi alti e le ginocchia rannicchiate (nei viaggi più lunghi è ovviamente molto più scomoda della posizione originale); e le sospensioni, be’ quelle forse sono la modifica che in città magari sono meno avvertibili1 ma appena inizi ad attaccare le strade di montagna allora ti rendi conto di che razza di bestia da misto è diventata la piccola V7.

Moto da “principianti”??? La libertà di guidare sportivamente e l’efficacia di questa Guzzi sulle strade dell’Appennino sono secondo me inarrivabili — altro che moto da neopatentati! Adesso non si avvertono per niente le flessioni e indecisioni nei rapidi cambi di direzione, aiutato anche dalla potenza limitata del motore; il rigore che ha la moto nel tenere le traiettorie è assoluto, e unisce a questo la solita rapidità nello scendere in piega che è una caratteristica della V7 stock.

L’ho guidata a lungo e messa a confronto con altre moto di miei vecchi amici (durante un weekend in Abruzzo a giugno scorso) e in parecchi altri giri fatti nel solito Appennino parmense e sulle Alpi. Ho guidato moto più “moderne” e tutte invariabilmente molto più potenti (dai 30-40cv in più a più del doppio della potenza della mia), e solo una moto mi ha fatto gustare il piacere di guida della mia — da tutte le altre sono sceso di fretta, impaziente di risalire e guidare la mia Guzzi.

Tutto questo, con le gomme con cui la versione Rough esce di fabbrica, quelle strane Pirelli MT60RS tassellate; una sicurezza e una rapidità nell’entrare in temperatura e darti fiducia davvero inaspettate (e quindi sto già pregustando il gusto che mi daranno gomme stradali vere e proprie). Adesso, a quasi settemila km, sia l’anteriore che il posteriore sono un po’ messi male; il posteriore è un po’ piallato al centro (causa della troppa strada dritta che ho dovuto fare in alcuni weekend per raggiungere la famiglia in montagna e altri trasferimenti veloci “necessari”2); i tasselloni sono un po’ smangiati sui bordi sia davanti che dietro e si intravede qualche crepa tra l’uno e l’altro. Li cambierò con qualcosa di sufficientemente sportivo (purtroppo non c’è molta scelta per le “gommine” che monta la V7; la Pirelli non fa delle Diablo Ipercorsa in misura 100/90-18 e 130/80-17).

Riguardo il motore, il cambio di carattere di cui ho parlato sopra non e’ uno stravolgimento delle caratteristiche di base ovviamente; resta sempre un motore da neanche una sessantina di cavalli ad occhio e croce. Se volete un bombardone con cui far arricciare l’asfalto ad ogni apertura di gas, sceglietevi una vecchia Griso o un Ducati due valvole 900 o 1000 a carburatori. Quando si affrontano tornanti o curve strette in salita sulle strade di montagna il motore cala troppo di giri e puo’ risultare fiacco nel farti uscire fuori; forse qui e’ anche colpa mia che spesso lascio la terza perche’ la seconda, ad orecchio, mi pare troppo tirata; magari dovrei strapazzare un poco di piu’ il bicilindrico. Pero’ in discesa poi il divertimento e’ enorme e non sento assolutamente la necessita’ di piu’ potenza; la moto e’ agilissima e leggera, ed e’ uno spasso attaccare le curve.

So che sembra difficile capire il gusto della guida di una piccola motociclettina da pochi cavalli, soprattutto adesso che le moto turistiche hanno 120 cavalli e le naked facilmente arrivano alla soglia assurda dei duecento. Per me, guidare su strada la Ducati 999S che avevo anni fa (supersportiva da 140cv, la antenata della Panigale), era un esercizio in controllo della frustrazione: dover sempre centellinare le aperture di gas (all’epoca niente controllo di trazione o abs), non poter mai assaporare il gusto di una bella tirata seconda-terza-quarta, sapere di non poter mai arrivare a sfruttare davvero il solido avantreno di quella moto.

Questa piccola Guzzi, paradossalmente, ti fa sentire molto piu’ “pilota” perche’ puoi divertirti a spalancare il gas in uscita di curva, tirare le marce, sentire la moto che si appoggia sulle sue gommine, non preoccuparsi troppo di asfalto sconnesso o sporco. La guido col sorriso stampato in faccia che a volte si trasforma in sonore risate estatiche quando azzecco un magico destra-sinistra con visibilita’, rilassato, tenendo lo sguardo alto al di la’ della curva per individuare la traiettoria pulita e insomma, ogni volta che ci sto sopra mi godo la magia della bella guida sulle strade dei nostri Appennini.


  1. Ma Giulia sostiene che adesso la moto assorbe molto meglio le varie asperità dell’asfalto cittadino. 

  2. Io per principio in moto cerco di non usare mai l’autostrada.