Il pezzo ha come sottotitolo “In difesa della mountain bike”. Lo trovate sul numero di agosto 2008 de “Lo Scarpone”, il notiziario mensile del CAI.

L’autore ‘difende’ la mountain bike ricordando alcuni principi elencati nel “codice di autoregolamentazione del cicloescursionista”:

  • il ‘cicloescursionista’ non deve nuocere a se stesso, agli altri e all’ambiente;
  • i percorsi devono essere scelti in modo da consentire il passaggio delle bici senza arrecare danni al patrimonio naturalistico, evitando di […] praticare manovre dannose come le derapate;
  • conseguentemente, non fa parte della filosofia CAI servirsi di impianti di risalita e poi usare la bici solo come mezzo di discesa (il downhill e’ estraneo allo spirito CAI).

Questo e’ quanto riportato dall’autore (Corrado Zaetta, CAI Varese), che aggiunge: “[…] specificando la nostra dissociazione da qualunque disciplina ciclistica praticata in modo non responsabile”.

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Bene, adesso parlo di me, che di assumere l’atteggiamento parruccone-paternalistico e parlare a nome della intera frangia reazionaria dei soci CAI appassionati di ciclodiscesa proprio non me la sento.

Dunque a me piace tutto della bici; mi piace usarla come mezzo di esplorazione, di commuting urbano, di divertimento. Lo ammetto: sono uno di quelli che si diverte in discesa, uno che la derapata (manovra dannosa) lo fa esaltare, cosi’ come salti, terreni sconnessi e curve in contropendenza.

Lo ammetto: sono uno di quelli che si diverte in discesa, uno che la salita se la fa solo in funzione della discesa, pregustando le mille curve, i salti e i massoni da evitare o volarci su.

A me uno che demonizza la derapata come manovra dannosa per l’ambiente mi fa ridere; ma se continua e dichiara che un certo uso della bici e’ estraneo allo spirito CAI mi fa invece arrabbiare di brutto. Ma chi siete voi che vi ergete a difensori di una filosofia ? Fatemi capire, siete gli stessi che poi avallate le “linee guida per turismo montano sostenibile nei paesi in via di sviluppo”, dove c’e’ scritto:

gli impianti di risalita e le piste per lo sci da discesa rappresentano un modo moderno per lo sviluppo degli sport che ha migliorato le condizioni economiche dei luoghi montani […]

(La Rivista del CAI, Luglio-Agosto 2008, pag.4)

la derapata

Allora, fatemi dire due cose: primo, io la derapata la considero un gesto di abilita’ tecnica, quindi quando mi esce, la faccio; la derapata consiste nello spazzolare superficialmente il terreno in relativa velocita’, e certo non la si fa su pietraie e su terreni ‘difficili’, ma quasi sempre su sterratoni e ghiaietti. Se il CAI vuole davvero puntare l’attenzione su una pratica che invece incide i sentieri, rovinandoli pesantemente, allora avrebbe dovuto parlare di quella maniera di affrontare sentieri ripidi col freno di dietro bloccato (tipico dei principianti); questa e’ la vera pratica ‘dannosa’, sia per chi guida perche’ avere la ruota dietro bloccata diminuisce il controllo del mezzo, e sia per la natura, perche’ cosi’ si scavano solchi profondi nel tracciato. Altra pratica da evitare, ad esempio, sarebbe quella di passare a lato delle pozzanghere d’acqua anziche’ prenderle dritte al centro; in questo modo pian piano si allarga la sede naturale del sentiero. Un po’ d’acqua e fango sulle gambe e’ da mettere in conto se si gira in mountain bike.

Ma la derapata come elemento di distruzione del paesaggio ?… Come ho detto sopra, mi fa solo ridere.

la bici da discesa

Seconda cosa, la bici da discesa considerata ‘estranea allo spirito CAI’. A me di fare qualcosa che rispecchi una qualsiasi filosofia francamente non me ne importa niente. Quello che mi importa invece e’ questo ostracismo nei confronti di una disciplina giovane, divertentissima, debole economicamente, che si appoggia a strutture pre-esistenti per il suo svolgimento.

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Avanti, credete davvero che si costruiscano impianti di risalita per dar libero sfogo durante i mesi estivi al divertimento di… 50 persone (un numero che penso rispecchi l’affluenza media durante un finesettimana di un posto come l’Abetone) ? Credete che si abbattano interi versanti di montagne, che si spianino colline, che si costruiscano rifugi atti a sfamare orde di persone per uno sport cosi’ di nicchia ?

Idioti che non siete altro, la downhill sfrutta le piste e gli impianti di risalita che il grande baraccone dello sci invernale ha richiesto ! Proprio quello sci da discesa che lo stesso CAI considera “un modo moderno per lo sviluppo degli sport […] che migliorano le condizioni economiche dei luoghi montani”. Filosofia CAI, la chiamano.

Gli ‘accademici’, i parrucconi, gli articolisti che difendono un uso specifico della bici, dovrebbero infine sapere che gli appassionati di discesa sono una razza strana; se non hanno i soldi per andare a Pila o Livigno o Les Deux Alpes si accontentano di boschetti urbani dove solo dei tossici si azzardano ad entrare, e si fanno il proverbiale mazzo per estirpare le erbacce, tracciare sentieri, costruire passerelle con materiale di scarto, ripristinando cosi’ un angolo di natura di cui tutti possono godere… sperando che le autorita’ non se ne accorgano, che senno’ chiude tutto. Chiaro, meglio avere tossici e puttane in giro per la periferia verdesporco suburbana piuttosto che ragazzacci che fanno salti e… derapate.