Ovvero, come trasformare un viaggio di lavoro a Houston di un giorno in una vacanza a Santa Cruz all’insegna della mountain bike.

Requisito essenziale: avere un amico che vive in California e che se gli si dice “domani ti va di andare a fare rafting” lui accetta, anche se non ha mai fatto rafting in vita sua.

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Ok, il rafting non c’entra nulla. Voglio solo parlare di mountain bike. E delle Santa Cruz, che sono delle fantastiche bici che vengono fatte a…. esatto, a Santa Cruz. E poi di una pasticceria eccezionale, Emily’s Bakery, che sforna i migliori muffin del mondo; e di Santa Cruz, una bella cittadina in California dove c’è atmosfera di vacanza perenne, e dove vedi tavole da surf dovunque (sulle auto, nelle vetrine dei negozi, perfino attaccate sul lato di qualche vecchia bici guidata da vecchiacci che hanno ancora voglia di cavalcare le onde). E di come il sindaco di Santa Cruz sia la stessa Emily che fa i muffin (incredibile, lo so).

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Il rafting dunque; il rafting mi è venuto in mente solo come esempio di qualcosa di sbilenco che Daniele (l’amico in questione, anche conosciuto come Daredevil Dan) non ha mai fatto solo perché non ha ancora trovato un qualche esaltato che glielo proponesse. Daniele è uno di quelli che ogni volta che esce di casa, poi ci ritorna coi graffi sulle gambe come un ragazzino di dodici anni.

Ok, quindi, la storia era questa: dovevo andare a Houston per lavoro, e mi sono trovato a San Francisco con un biglietto economy dalla tariffa favorevole scovato tra le pieghe di lastminute.com pochi giorni prima di partire.

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Dopo appena 36 ore di viaggio più o meno continuo arrivo a SFO, dove mi viene a prendere Daniele che, in linea con la sua figura da eterno studente, ha preso in affitto l’auto più economica; un incredibile cesso a tre volumi, un’auto talmente anonima che non abbiamo mai capito di che marca fosse. Ovviamente a Daniele, che pure è un PhD candidate in bioingegneria, non gli è passato manco per la testa che un’auto del genere fosse assolutamente inadeguata per schiaffarci dentro due bici, per giunta preziose come quelle che contavamo di affittare.

E infatti, dopo aver tirato fuori le brugole dal mio zaino, già pronto a smontare quegli strani longheroni d’acciaio che andavano da parte a parte del bagagliaio, ecco che si afferma il superiore livello intellettivo di Daniele, l’aria elettrica tanto vorticosamente giravano i neuroni nel suo cervello: dopo pochi minuti capisce al volo la maniera con cui abbattere il sedile di dietro e creare una intercapedine di ben 45 cm in cui infilare le due bici. Puro distillato di intelligenza.

(Ehm, ok, si trattava solo di tirare una maniglia. Enorme. Ben indicata da vari adesivi).

Per farla breve (e cercando -– finalmente -– di dare qualche informazione utile a chi volesse ripetere l’esperienza), le bici le abbiamo affittate da Another Bike Shop; i ragazzi che ci lavorano sono esperti e gentilissimi, e le bici che ci hanno dato erano davvero al top; una Santa Cruz Nomad e una Ibis Mojo (che poi Daniele ha cambiato con una Specialized Enduro 2008 per avere un mezzo più adatto alla discesa). Ho apprezzato tantissimo poi che i ragazzi ci abbiano regolato le sospensioni e il sag in base al nostro peso.

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I sentieri che abbiamo battuto sono stati quelli dentro la Soquel Demo Forest — dove Demo ricorda la Specialized da discesa, ma in realtà è l’abbreviativo di Demonstration; in pratica sono delle aree gestite dal governo locale a scopi di ricerca scientifica e ricreativi (gli americani sono forti da questo punto di vista, vedono nella natura un terreno di gioco in cui possono convivere appassionati di escursionismo, di bici, di motori):

Soquel is the only publicly-accessible demonstration forest in the Bay Area, and its 2,681 acres can be found nestled just north of Aptos. Demonstration forests (there are 8 of them in total, representing 71,000 acres) are run by the California Department of Forestry to conduct research projects and demonstrate improved forest management practices, from timber production and environmental stewardship, to public recreational uses.

www.willchase.com/story_mountainbikingsoquel.html

Li abbiamo fatti tutti i trail, percorrendo il Ridge Trail che ti porta lungo la cresta da cui scendono giù i bellissimi Sawpit, Tractor e Braille Trails; abbiamo ripercorso più volte in salita Sulphur Springs Road; abbiamo incrociato tanti altri mountain bikers, e chiacchierato con alcuni (che puntualmente quando sanno che sei italiano ti fanno: oh that’s cool man -– e allora tu ti senti in dovere di raccontare le meraviglie di Finale Ligure e delle Alpi mentre l’americano si segna questi nomi sul suo Blackberry).

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Mi restano in mente questi percorsi perché molto giocosi e divertenti; niente di veramente tecnico, ma pieni di salti e saltini e passerelle. Alla fine pure io (quello che quando stacca entrambe le ruote da terra si frattura il coccige) mi sono sentito invogliato ad affrontare saltini e piccoli drop ! Anche i sentieri di collegamento erano poi piacevolissimi; si pedalava al fresco, immersi in un sottobosco fitto e profumato, e di tanto in tanto si intravedeva il bel contrasto del cielo blu intenso contro il terreno di arenarie rosse.

La bici poi, davvero una favola; era una Santa Cruz Nomad da cinquemila dollari, montata con Fox 36 Talas e DHX Air 5.0, che in discesa la sentivo mia, divertentissima come se l’avessi guidata da sempre; ma è in salita che mi ha davvero strabiliato, perché davvero si arrampicava come una capra !

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Al contrario, la Ibis che guidava Daniele non mi ha per niente entusiasmato. Penso che sarei andato uguale, sia in salita che in discesa, con la mia fida Merlin Malt, una hardtail da cross-country che costa una frazione di questa Ibis.

Ho provato a riassumere questa minivacanza in un minivideo, fatto con scarti della macchina fotografica. Eccolo qui:

Santa Cruz - a business trip from aadm on Vimeo.

Alcune fotografie sono invece su questa pagina di flickr:
http://www.flickr.com/photos/aadm/sets/72157605137349565/.