Domenica 2 settembre, dopo tre weekend all’insegna della discesa (Pila, Folgaria e poi Livigno), abbiamo deciso con Giulia di fare un giro pedalato nell’Appennino Parmense; il percorso è uno dei quattro presenti nel parco dei Cento Laghi. In rete si trova solo una mappa in formato jpg a questo indirizzo (con relativi profili altimetrici):
http://www.astorrechiara.it/cento_laghi.htm
Da questa mappa abbiamo poi scelto il percorso del Ticchiano che pareva quello più selvaggio; munito del mio fido Suunto Vector (lo cito qui perché a parte le informazioni altimetriche mi è servita molto la funzione di bussola) e di una cartina IGM della zona siamo partiti da Ballone, cioè l’apice settentrionale del tracciato. Di lì la prima parte del percorso descritta sulla mappa si segue bene e senza troppe difficoltà; abbiamo deciso di iniziare il giro in direzione Bellasola, perché dal profilo altimetrico sembrava si guadagnasse quota più lentamente.
Seguiamo la strada asfaltata fino a Montebello, passando per il bivio di Bellasola dove inizia la sterrata che si segue sempre verso sud; strappino iniziale, poi dislivelli poco marcati e addirittura “piacevoli” (nel senso che erano pedalabili, non che mi risulti davvero piacevole pedalare in salita !). Passiamo dentro un bel castagneto, e poi sbuchiamo in prossimità di Riana sulla strada provinciale 75; qui è d’obbligo fermarsi al bar/trattoria “La tana dei lupi” dove l’ospitalità di Claudio baffone è davvero squisita (così come i salumi e le torte).
Tra l’altro questo è un punto di osservazione per la coppia di aquile che hanno nidificato proprio in questa zona del parco. Il guaio è che mangiando qui ci si prepara davvero male per la salita più impegnativa, quella che porta dai 1000m di Riana fino ai 1550 del crinale; nonostante la panza piena anche in questo caso i tratti impedalabili erano relativamente pochi. Alla fine si scollina e si pedala per un po’ su una traccia larga e comodissima lungo il crinale, con panorami davvero incantevoli — si dice che in giornate chiare si veda giù fino alla Pietra di Bismantova !
Fino a questo punto continuavamo a dire “fantastico, non ci siamo mai persi, davvero un’ottima segnaletica”; e puntualmente adesso arriva un po’ di confusione; in teoria il sentiero da seguire si mantiene un po’ più a sud, correndo a mezzacosta, noi invece incantati dalla traccia del crinale l’abbiamo percorso tutto passando per il Puntone delle Ravine e Groppo Fosco. Rientrando poi nel bosco ci si trova presto ad un bivio che porta proseguendo dritto verso sud al Monte Navert (tratto in piedi assolutamente impedalabile) e parallelamente a questo, sulla sinistra, c’è un’altro percorso indicato dal cartello “Sentiero Natura” che però suonava sbagliato pure lui (andava comunque su, e invece adesso era il momento di scendere di quota).
Una terza alternativa era un sentiero non segnalato, che — questo sì — scendeva giù; dopo qualche esitazione, lo scendiamo giù a cannone (con Giulia che fa gli straordinari con la sua front su un sentiero molto, molto sconnesso e impegnativo) e ci ritroviamo sul sentiero che avremmo dovuto raggiungere ben prima di fare la deviazione lungo il crinale; un sentiero che corre in direzione E-W immediatamente a sud del Rio del Freddo; ottimo, siamo di nuovo sul sentiero principale, e da qui in avanti è una lunga discesa, a tratti divertente e comunque degna della massima attenzione, fino ad arrivare a un cartello di un bivio: Casarola di lì, Pianadetto da là. Iniziava a farsi tardi e per evitare di pedalare col buio saltiamo la parte del percorso che gira intorno a Pianadetto e vado verso Casarola.
Qui ulteriori errori di navigazione (e meno male che c’avevo la bussola ! In alcuni punti però i segni gialli del sentiero erano assenti, le tracce di sentiero si sprecavano e non si riusciva a leggere bene la carta) ci fanno sbucare sulla provinciale; un po’ disorientati decidiamo di continuare su asfalto fino al passo del Ticchiano; salita non molto pesante ma iniziavo ad essere stanco e sopratutto odio (1) l’asfalto (se fatto con la bici) e (2) le salite, figuratiamoci quindi una salita su asfalto !; alla fine arriviamo al passo, incitati anche da una simpatica coppia di signori e ritroviamo qui una freccia gialla che indica la direzione Ballone.
Iniziamo quest’ultimo tratto un po’ svogliati; scendiamo di sella sempre più spesso, ma a dire il vero anche qui i tratti di salita non sono mai impossibili, e sopratutto sono alternati a divertenti discesine su larghe sterrate pietrose; si passa per alcuni prati davvero belli (e c’era anche un plotone di boyscout accampati in uno di queste spianate erbose) e infine chiudiamo il giro ritornando alla chiesa di Ballone dove abbiamo l’auto.
I km totali sono stati poco più di 37km, dislivello complessivo in salita di 1290m.
Come giro per fare un po’ di allenamento è certo divertente e piacevole; dal punto di vista della guida, bè non c’è manco un pezzo di singletrack curvoso o qualche sentiero bello in piedi che ti metta un po’ alla prova, quindi deludente sotto questo profilo (magari il merito — o la colpa ?! — qui è solo della bici che mi azzera sassi, radici, sconnessioni varie).
La mia Trans in xc-mode: forcella abbassata a 115mm, sellino alzato alla luna.