Attenzione, arriva una serie di appunti che butto lì, tanto per levarli dall’eterno stato di DRAFT.

Il primo ad esempio lo scrivevo a febbraio 2012 (rileggendolo, lo trovo ancora attuale):

situazione della città di milano addì 14 febbraio 2012

  • il portafoglio dei possessori di porsche carrera 4 GTS e Cayenne è sempre ricolmo.

  • diffidate delle buone intenzioni diffuse sui blog di quegli esercizi commerciali che fanno i salutisti, i naturisti, gli ecologisti; dicono che ti offrono il caffè o il muffin se vai lì in bici, e tu ci vai, ma poi scopri che devi essere affiliato a qualche cosa (ciclohobby) che è gratis eh, e manco ti danno un tesserino, e quindi la prossima volta te lo diamo il caffè ma non oggi anche se sei l’unico cretino che è arrivato lì in bici col freddo che c’è.

  • il puzzo di inquinamento è asfissiante e insopportabile.

  • i negozi e i negozianti farebbero bene a svegliarsi perché non venderanno più una cippa appena muoiono quelli che ancora non si fidano a usare la carta di credito per gli acquisti online. Sono andato nel negozio di fotografia più professionale di Milano; cercavo un’aggeggio piccolo, inusuale ma sicuramente professionale, e il vecchiaccio che mi ha dato credito (mentre come al solito gli altri del negozio pensavano ai cazzi loro) mi ha detto in modo brusco e scontroso “ueeehhhh mica ce l’abbiamo !!!”. Io ci ho provato a far lavorare questi italiani ma dopo che mi sono fatto 25km di bici in pausa pranzo per andare a trovare ‘staffare qui adesso lo ordino da un venditore cinese su ebay, e in vacca il principio del ‘buy local’.

scientific writing

Great insights by drdrang on Dennis Ritchie (creator of C and co-creator of Unix) who died recently. To me it’s yet another advice on the beauty of scientific writing and the combined effectiveness of brevity clarity.

Scholarly papers have a reputation for dullness, but good ones aren’t dull to people who know, or want to learn, the topic. […]

Most C programming books could substitute as boat anchors; K&R is only half an inch thick but always seems to have the answer you’re looking for. […]

The clarity of these guys’ writing is undoubtedly a reflection of the clarity of their thoughts—the same clarity that makes Unix such a pleasure to use.

(http://www.leancrew.com/all-this/2011/10/dennis-ritchie-unix-and-clarity/).

prezzo di un libro

Questi erano degli appunti che avevo preso perché tempo fa mi stupivo del prezzo sproporzionato dei libri in formato Kindle rispetto ai libri veri, su carta. Mi chiedevo dunque quanto del prezzo di un libro cartaceo andasse agli autori, per poi trarre delle conclusioni sul giusto prezzo di un libro elettronico. Non sono mai riuscito a trarne delle conclusioni, anche perché a distanza di quasi tre anni finalmente i prezzi dei libri Kindle è sceso di parecchio tanto.

La vendita di un libro da $20 frutta al publisher (casa editrice?) $10. I costi che sostiene detto publisher sono:

  • $3: royalties
  • $2: printing / binding / paper
  • $1.20: distribuzione
  • $2: marketing

Dunque restano $1.80 con cui un publisher deve coprire costi di affitto, editing, etc.

E-books reduce the cost of printing, binding, and paper, but royalties tend to run higher, and all other costs are largely unchanged.

(da “Books After Amazon”, di Onnesha Roychoudhuri, http://www.bostonreview.net/BR35.6/roychoudhuri.php).

usare ipad e iphone sull’aereo

Moreover, the F.A.A. said pilots at the two airlines would not have to shut off and store their iPads during taxiing, takeoff and landing because they had demonstrated that the devices would not impair the functioning of onboard electronics. Alaska Airlines pilots, like passengers, still have to put their iPads away during those critical phases of the flight.

(tratto da qualche articolo del New York Times di cui ho perso il link).

riguardo l’uso di parole come “negro”:

a small publisher, NewSouth Books, announced a new edition of Mark Twain’s “Huckleberry Finn” that will replace its uses of the word “nigger” with “slave”. […]

Certainly, as a writer, I see the strength of all the arguments against tinkering with the original, not least because it would be a terrible precedent — start eliminating everything offensive in literary history, and yoùll have little left. But once I returned to the actual novel, I began to feel torn, because I could imagine the effect that its deluge of epithets would have on a young reader, especially a young black reader. (Open the book to the passage in the second chapter that begins, “Strange niggers would stand with their mouths open,” and see if you would be able to read it to a room full of ninth graders.)

Huckleberry Finn was intended, of course, as an attack on racism. […]

Da leggere per tutti coloro che s’incagliano sulle parole senza pensare alle azioni.

(http://www.nytimes.com/2011/01/08/opinion/08kirsch.html).

la ragnatela

Ovvero, uno strumento di valutazione delle capacità personali di approfondimento.

Domanda: come si può valutare lo sforzo sostenuto da un appassionato di cinema quando ricerca il film perfetto, quello che lo appaga durante le due ore di visione e che lo riempie di emozioni, domande tali da portarlo a rifletterci su anche dopo che sono comparsi i titoli di coda ?

Risposta: la ragnatela.

Qui avrei sviluppato l’idea che un film perfetto, a mio parere, è uno talmente interessante che ti spinge a ripensarci su, ripercorrerlo, cercare di immergersi nel suo universo, e quindi continuare dunque a goderselo anche dopo averlo finito di vedere; ad esempio torni a casa e cerchi su internet notizie su attori, dettagli della trama, tecniche di ripresa, idee accennate, interpretazioni varie. Alternativamente, avrei definito la ragnatela come quel sistema che ti permette attraverso riferimenti incrociati di critici autorevoli come Ebert o Scott di rintracciare altri film interessanti, come appunto una ragnatela che intesse il mondo cinematografico collegando piccoli e grandi film degni di essere visti. Onestamente non ricordo più quale delle due idee volessi sviluppare, ma ho lasciato due nomi di film e un link ad una recensione di Roger Ebert, che potrebbero farmi ricordare cosa diavolo intendessi.

python and monkeys

Well, I don’t really know, but that’s how wève always done things around here.

La storiella delle scimmie e il legame con la filosofia corporate è divertente ed istruttiva. Leggetela qui: http://www.b-list.org/weblog/2008/dec/05/python-3000/

Paul Graham racconta una storia simile:

In The Periodic Table, Primo Levi tells a story that happened when he was working in a varnish factory. He was a chemist, and he was fascinated by the fact that the varnish recipe included a raw onion. What could it be for? No one knew; it was just part of the recipe. So he investigated, and eventually discovered that they had started throwing the onion in years ago to test the temperature of the varnish: if it was hot enough, the onion would fry.

(http://www.paulgraham.com/arcll1.html).