Qualche giorno fa Valentina ha compiuto due mesi, e oggi ha fatto la sua prima escursione in montagna.

Saliamo sul Monte Canto io, Giulia, Valentina e la bici; io ho dietro uno zaino con focaccia, acqua, brugole e una camera d’aria; davanti un marsupio con la bambina; la bici la spingo su con una mano. Arrivati in cima, veloce picnic con un pezzo di focaccia a testa; la bimba, ha fatto merenda pure lei.

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Giulia e la bimba si rilassano un po’ sul pratone, io mi butto sul sentiero che scende verso Pontida; azione poco fluida all’inizio, da tempo che non guido la Covert e devo riabituarmi al punto di attacco dei freni e a quanto le sospensioni ti permettano di andare forte (nelle ultime gite sul Canto avevo sempre usato la hardtail in acciaio), ma già da metà sentiero riprendo confidenza con la guida.

Arrivato alla fine ritorno su in trenta minuti, prendo un po’ di roba dallo zainetto di Giulia per alleggerirla e mentre lei (con Valentina in marsupio) scende dalla stessa sterrata dell’andata, io azzardo un Kompressor.

Il sentiero però è rovinatissimo rispetto a quanto ricordavo; smonto di sella su vari punti e penso solo a godermi la parte finale più scorrevole. Mi godo quei momenti di meravigliosa amnesia che ti prende quando segui la serpe di terra che s’infila nel bosco, tra piccole sponde naturali e sassi che ti danno l’energia giusta per volare di qualche centimetro su nell’aria.

Arrivo alla fine della discesa, mi abbasso le ginocchiere e riprendo a pedalare su per incrociare Giulia e la bimba; sbuffante come un mantice le incontro a metà salita, posso finalmente smettere di pedalare.

Riprendiamo la discesa tutti assieme così come siamo saliti; io, Giulia, Valentina e la bici.