Si tratta probabilmente dell’unica mostra a cui vado volentieri. È a Milano fino al 18 dicembre, ed è scontato consigliarlo a tutti gli appassionati di fotografia.
Rispetto all’edizione del 2009 che vidi a Londra, le foto qui sono stampate e non visualizzate su pannelli LCD retroilluminati; all’epoca mi colpì molto la resa su questi schermi retroilluminati (non eravamo forse ancora abituati agli iPad) ma comunque nulla da dire — le stampe sono sempre affascinanti e in questo caso anche ben illuminate.
Le didascalie che accompagnano ogni foto sono piene di informazioni tecniche (macchina utilizzata, eventuali supporti, flash, e altro ancora) e viene anche raccontata la storia dietro ogni scatto. Ma qui temo che i curatori (o magari gli stessi fotografi) si siano lasciati prendere la mano.
Giudicate voi:
- “He had been following the family in Kenya’s Masai Mara for the past two weeks.[…] Over the past 20 years, I have probably spent more time with cheetahs than any other animal.” (Family tree)
- “In the end, he waited four days. Then, finally, nature obliged.” (Ant line)
- “After three days on a small boat looking for polar bears in Repulse Bay, Nunavut, Canada, Joe got lucky.” (Polar power)
- “It took a couple of summers before I figured out how to photograph the scene.” (Boy meets nature)
- “Stephane took two hours to walk to Creux du Van in western Switzerland, laden with heavy equipment.” (Celestial arch)
Insomma, se non fatichi un po’, pare che la giuria non ti prenda in considerazione.
Sto dunque valutando se partecipare il prossimo anno con queste due fotografie:
“Erano mesi che inseguivo questa volpe nella ostile campagna Piemontese. Volevo catturare una immagine forte che simboleggiasse i pericoli continui che fronteggiano questo ormai sparuto gruppo di bestie selvatiche, inseguite dalle micidiali armi del progresso. Ma questa volpe era incredibilmente furba e riusciva sempre a schivare tutte le auto. Quindi alla fine presi la situazione in pugno, preparai un complesso sistema di quattro flash, due pannelli riflettenti, tre Nikon D4 che avrebbero scattato in modo sincrono per documentare l’avvenuto (e tirai pure fuori l’iPhone che non si sa mai); poi mi misi sul mio SUV, partii a razzo e finalmente tirai sotto questa maledettissima volpe”.
“Ero in Madagascar, in un rettilario vicino al mio resort cinque stelle. Erano dieci giorni che saltavo il dolce per trovare un momento senza nessun fottuto turista. Con grande coraggio, un giorno saltai anche il secondo e finalmente riuscii ad avere cinque minuti di solitudine a tu per tu col feroce e rapidissimo camaleonte malgascio, che fotografai con la mia Canon 1D e 105mm Macro f/1.4 (e tirai fuori l’iPhone che non si sa mai)”.